Moxa è un termine inglese derivato dalle parole giapponesi Moe e Kusa, che significano “bruciare” e “erba” (quindi “erba che brucia”) e che si riferiscono alla pratica di una tecnica terapeutica assolutamente originale e sconosciuta in occidente fino a qualche decennio fa. Il termine moxa si riferisce alla sostanza impiegata per effettuare la moxibustione, che consiste nel riscaldamento di aree cutanee, sovrastanti punti di agopuntura. La moxibustione è, come le altre pratiche della medicina cinese, di antichissima origine e di essa si parla già in un libro di seta, rinvenuto presso le tombe di Mawangdui appartenute alla famiglia Li Zang, risalente al II-I secolo a.C. In seguito moltissime altre pubblicazioni magnificarono le potenzialità della moxibustione, sostenendo soprattutto che la moxibustione agisce maggiormente nelle fasi croniche delle malattie o qualora altri trattamenti abbiano fallito.
La moxibustione avviene bruciando sopra o in vicinanza della cute una quantità di polvere di artemisia (Artemisia Vulgaris), al fine di ottenere un riscaldamento della cute e, di riflesso, di strutture sottostanti e interne. L’artemisia è un vegetale che cresce in tutto il pianeta e viene colto per tradizione il 21 giugno, solstizio d’estate. Per l’uso esterno questo vegetale viene lavorato in modo tale che al termine rimanga della polvere lanugginosa da impiegare per l’effettuazione della moxibustione. Questa può essere eseguita utilizzando la semplice polvere manipolata per confezionare dei piccoli coni, oppure viene impiegata confezionata in lunghi sigari. Nel caso che si usasse della moxa non confezionata, questa viene appoggiata alla cute del paziente o sopra sostanze di vario tipo (sale, fette di zenzero…), in modo da costruire coni di varia grandezza. Quando il cono è stato opportunamente confezionato, se ne accende la sommità (accensione che non causa la comparsa della fiamma) e lo si lascia bruciare completamente, generando del calore molto intenso. Nel caso, invece, che si intenda utilizzare la moxa confezionata in sigari, questa viene accesa ad una sommità del sigaro (senza comparsa della fiamma) e poi viene avvicinata alla cute per ottenere un riscaldamento per irraggiamento termico. Il timore di ustioni sussiste solo se la moxa accesa tocca la cute, altrimenti si ottiene un leggero eritema reattivo che indica il successo della pratica, in ogni caso l’eritema scompare nel giro di poche decine di minuti.